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SAHARA 1987

La spedizione era composta da:
Jacek Palkiewicz (Giornalista), Gabriella Bordignon (Insegnante in lettere) Elvise Lighezzolo (Sott.le A.M.), Orfeo Bartolini (Albergatore), Maurizio Cecere (Commerciante), Luciano Roffi (Attore), Virginio Mariani (Fisioterapista), Elvio Oggioni (Artigiano), Marini Favaretto (Tipografo), Nicola Cerfoglio (Istruttore Body Building), Giudo Gian Battista (Dottore).

Scopo:
La spedizione organizzata dal giornalista Jacek Palkiewicz aveva lo scopo di provare la resistenza fisica e la mancanza di acqua per persone non nate nel deserto. Il gruppo partito dall'oasi di Douz nel sud della Tunisia, a piedi e con dromedari per il trasporto di viveri, ha raggiunto la bellissima oasi di Ksar Ghillane. Dopo qualche giorno di riposo ha proseguito fino a Chenini, villaggio berbero arroccato sopra una collina di 600 m, con oltre la metà degli abitanti che vivono in grotte scavate nella montagna. Il viaggio prosegue poi per il villaggio-fortezza di Ksar Haddada per poi raggiungere il villaggio troglodita berbero di Matmata.

Giornali che hanno pubblicato la spedizione:
Giornale di Vicenza -17 nov. 87, Gazzetta dello sport - 10 gen. 88, Capo Horn - maggio 88, Europeo - agosto 88, Espresso - marzo 89, Espresso - agosto 89, Topolino - 8 ott. 89, Play Men - gennaio 90


Grand Erg Oriental (Tunisia)


SIBERIA 1989

La spedizione era composta da:
Jacek Palkiewicz (Giornalista), Gabriella Bordignon (Insegnate in lettere), Elvise Lighezzolo (Sott.le A.M.), Igor Miknailev (Giornalista), Edik Zigailov (Giornalista), Sergej Toporov (Servizi di sicurezza), Ilves Michail (Giornalista), Sergej Buraovski (Geologo), Gemady Kusevanof (Ingegnere cartografo), Alexander Masonov (Pilota Aerfloot Russa), Alex Saricheu (Pilota Aerfloot Russa), Alexander Molchamov (Pilota Aerfloot Russa)

Scopo:
La spedizione organizzata dal giornalista Jacek Palkiewicz, composta da militari, giornalisti, un geologo e un ingegnere cartografo, aveva lo scopo di scoprire e documentare il territorio siberiano ancora oggi poco conosciuto a causa del grande gelo , della neve e dei ghiacci. Oltre al territorio aveva il compito di disegnare il percorso del fiume Enmyvan e tutti i suoi dintorni e raccogliere sassi e materiali vari per poi analizzarli. Altro compito era quello di avvicinarsi alle popolazioni nomadi, i Ciukci, pastori di renne. Nei 24 giorni di discesa del fiume, la spedizione ha dovuto superare bufere di neve, temporali con tempeste e rapide, alimentandosi dell'abbondante pesca del pesce Harius, cipolle selvatiche e carne di renna.

Giornali che hanno pubblicato la spedizione:
La Stampa – 5 sett. 89, Giornale di Brescia – 28 ago 89, Gazzetta dello Sport – 30 ago 89, Espresso – Ott. 89, Intrepido – 17 ott. 89, Capo Horn – Nov. 89, Nautica – Dic. 89, Il Gommone – Mar. 90, Il messaggero dei Ragazzi – Magg. 2000, Stampa sovietica, Stampa Polacca


Emminaven (Siberia Orientale)


AMAZZONIA 1990

La spedizione era composta da:
Maurizio Murè, Elvise Lighezzolo, Luis - Indio Piaroa, Santiago - Indio Guarrao

Scopo:
La spedizione organizzata assieme a Maurizio Murè aveva lo scopo di conoscere l'ambiente ostile delle foreste e dei popoli che vi abitano. Partenza della spedizione da Porto Ayacucho, capoluogo della regione federale Amazonas, in Venezuela, assieme a 2 indios. Con un "bongo", una specie di canoa gigante , lunga quasi 10 mt. e larga 2, fatta con solo tronco, abbiamo iniziato la salita e la discesa del fascio di affluenti del Rio Sipapo. Il primo aflluente navigato è stato il Rio Quao, sino al villaggio di San Raphael. Ridisceso il fiume, dopo qualche miglio si incontra il Rio Autana, risaliamo il fiume fino ad arrivare al Cerro Autana e al Cerro del Diablo. Quindi riscendiamo e attraverso il Rio Sipapo arriviamo all'Orinoco, il fiume importante del Venezuela. Dopo circa 300 Km di navigazione sull'Orinoco, e dopo aver fatto gli ultimi rifornimenti, entriamo nel Rio Ventuari, attraverso quest'ultimo arriviamo al Rio Cañosanto fino a raggiungere il Cerro Guanay. Dopo aver trascorso un breve periodo con gli Indio Piaroa, con un piccolo Cesna, raggiungiamo Porto Ayacucho. Con mezzi locali raggiungiamo Paragua e con un vecchio Toyota iniziamo un'altra entusiasmante avventura nella Gran Sabana venezuelana.
"Ponti traballanti, piste allucinanti, che corrono in mezzo alla foresta, in gran parte argillosa. Torrenti dove l'acqua entrava in cabina, fino al villaggio Cañonegro. Da qui con una canoa raggiungiamo Canaima.


Tramonto sul Rio Orinocco
(Venezuela - Colombia)


SAHARA 1990

La spedizione era composta da:
Maurizio Murè, Roberto D’Agostino, Elvise Lighezzolo, Kamel, Mohammed e Ibrahim – Berberi Tunisini

Scopo:
La spedizione organizzata insieme a Murè Maurizio aveva lo scopo di conoscere la realtà dei popoli berberi, oltre a mettere alla prova la nostra capacità organizzativa in ambienti ostili quali il deserto. Siamo da partiti da Douz, con una deviazione all'interno del gran Erg Oriental, più lunga di quella effettuata qualche anno prima. Mentre nel viaggio precedente lo scopo era quello di provare le capacità umane, in questo era la conoscenza Geografica, Antropologica ed Etnologica degli abitanti, conoscenza del mondo animale, vegetale e climatico


Gran Erg Oriental (Tunisia)


SAHARA 1991

La spedizione era composta da:
Maurizio Murè, Elvise Lighezzolo, Ibrahim – Berbero locale del Marocco

Scopo:
La spedizione organizzata insieme a Murè Maurizio aveva lo scopo di conoscere la parte occidentale del deserto del Sahara con i berberi dell'Atlante ed arrivare ad un popolo ancora oggi in esilio, sui confini del Marocco, Algeria e Mauritania- I Sarawui.
Il viaggio è partito da Marrakesch attraverso la catena dell'Atlante, siamo scesi nella valle Du Draa per proseguire attraverso il Jbel Sarnro fino ad arrivare all'Erg Safilalt. Per problemi di sicurezza fra l'esercito del Marocco e quello Sarawui, e non avendo le autorizzazioni ad avanzare, l'unica cosa che ci rimaneva era il ritorno.


Erg Tafilelt (Marocco)


AMAZZONIA 1993

La spedizione era composta da:
Maurizio Murè, Elvise Lighezzolo

Scopo:
La spedizione organizzata insieme a Murè Maurizio aveva lo scopo di conoscere e possibilmente documentare la vita del popolo Schuar e Achuar, meglio conosciuto come gli Jivaro. La spedizione è partita da Macas, capoluogo della regione amazzonica dell'Ecuador, dopo aver attraversato il Rio Upano e aver raggiunto prima Sevilla Don Bosco, poi in una settimana, camminando su sentieri intrecciati di radici e coperti di fango attraverso una fittissima foresta abbiamo raggiunto Wasackenza, ai confini del Perù.
Dopo aver vissuto un periodo fra gli indios Schuar a Achuar, documentando e fotografando una parte della loro vita quotidiana, condividendo tutto.

Giornali che hanno pubblicato la spedizione:
Messaggero dei Ragazzi – Ott. 2001


Indios Achuar (Ecuador)


SAHARA 1996

La spedizione era composta da:
Elvise Lighezzolo, Bobo – Anziana guida Tuareg

Scopo:
Vivere un periodo con i famosi “uomini blu” in una piccola parte dell’immenso deserto del Sahara, sulle montagne dell’ADRAR di IFHORAS del MALI.
La partenza da Bamakò, dopo due giorni e una notte sopra in autobus gremito di gente, animali e bagagli si arriva a Gao, città maliana sulle sponde del fiume Niger. Da qui sopra un camion stracarico di tutto, avvolti in una nuvola di sabbia sollevata dal passaggio del mezzo e una corsa durata tutta la notte ed il giorno successivo, si arriva a Kidal. 7000 abitanti, capoluogo della provincia dove abitano i Tuareg. La voglia di conoscere, mi porta sulle montagne, brucciate dal sole, dell'Adrar. Assieme ad una anziana guida Turareg, batezzata per comodità " Bobo". Il viaggio è durato quasi tre mesi, vagabondando in un territorio impervio e desolato tra i piccoli nuclei famigliari dei pastori Tuareg, alla ricerca e alla conoscenza della loro vita sociale. Una vita sempre in movimento dettata dall'esigenza dei loro greggi, dei quali sono dipendenti.

Giornali che hanno pubblicato la spedizione:
Messaggero dei ragazzi – Giu 2000


Adrar D'Iforas (Mali)


CAPO HORN 1999

La spedizione era composta da:
Elvise lighezzolo

Questa spedizione è stata effettuata in solitaria, tranne 12 giorni per la circumnavigazione di Capo Horn.

Scopo:
Arrivare alla tanto temuta isola di Capo Horn con una barca SHARKI di nome Saudade 3 dei signori Mariolina e Giorgio Ardrizzi (un Ketch a 2 alberi di mt. 11.95, largo mt. 3.60, ed un pescaggio di mt.1.75). Isola considerata il sogno di tutti i più forti velisti (l'Everest dei naviganti), per le impressionanti perturbazioni con venti che possono superare i 200 chilometri all'ora e onde anche di 10-15 metri di altezza. Lo scopo principale era quello di conoscere i popoli di queste sperdute terre ai confini el mondo come i YAMANA o Yagan, i KAWASKAR o Alacaluf con i loro usi, costumi e vita sociale.

Yamana: fra i popoli più antichi dell’America Meridionale, con caratteristiche e strutture fisiche arcaiche, con idiomi parlati diversi dalle altre lingue Sud Americane.
Abitano sugli arcipelaghi di isole a Sud del Canale di Beagle, il capoluogo della provincia è Puerto William con circa 2.500 abitanti.
Le ultime di questa Etnia sono le sorelle Ursula ( foto ) e Cristina Calderon, vivono in un piccolo villaggio di nome Ukika a una decina di chilometri e Est di Puerto William.

Kawaskar: Abitano a Puerto Eden un piccolo villaggio di 250 boscaioli e pescatori “ Mariscadores”. Il villaggio è appollaiato sulle rive Occidentali dell’Isola di Wellington, dove piove 365 giorni all’anno. Non ci sono auto, non ci sono strade, ma soltanto sentieri e fiordi navigabili.
Il villaggio si trova isolato dal resto del mondo e soltanto una nave, la Navimag lo collega con gli altri porti. Per arrivare si impiega quattro giorni e quattro notti a Sud di Puerto Mounth, due giorni e due notti a Nord di Puerto Natales, a Ovest l’Oceano Pacifico e a Est il grande ghiacciaio lo Hielo Patagonico. Oltre alla nave il villaggio è collegato con il resto del mondo tramite la radio della Marina Militare Cilena.
Giornali che hanno pubblicato la spedizione:
Il Mattino di Padova – 17 dic. 1998, Il Mattino di Padova – 11 mar. 1998, Il Gazzettino di Padova – 4 giu. 1999, Mega 2 ( messaggero di S.Antonio ) – Agosto 1999.

 


Isola di Capo Horn (Cile)


Yamana (Cile)


PATAGONIA 2000

La spedizione era composta da:
Elvise lighezzolo

Scopo:Raggiungere i parchi dell’UNESCO più belli del mondo. Il Paine e Los Glaciares.

Partendo da Punta Arenas con mezzi locali e di fortuna dirigendosi verso il Nord, dopo circa 400 chilometri si arriva a Puerto Natales, circa 20.000 abitanti e punto obbligato di partenza per raggiungere il parco del Paine.
Ubicato tra le pendici occidentali della cordigliera delle Ande e la steppa Patagonica, costituisce uno dei sistemi orografici più spettacolari del mondo per le originali e audaci conformazioni e bellezze paesaggistiche. Prende il nome dalle meravigliose torri ( foto ) che danno il nome al parco : Torre Sur Agostini, Torre Nord e Torre Monzino. L’intero parco è attraversato dal Rio Paine che nasce dal lago Nordenskuld, attraversa i laghi Pehoè, il Meravilla ed infine il lago Toro. Alla confluenza con il Rio Grey prende il nome di Rio Serrano fino al mare.

Dal Paine con mezzi di fortuna e qualche mezzo locale, attraverso strade bianche e steppa si raggiunge dopo oltre 500 chilometri la località di El Calafate, piccolo villaggio capoluogo di provincia, sul lago Argentino Punto di partenza per entrare nel parco di Los Glaciares. Il parco inserito dall’UNESCO nella lista di patrimonio naturale mondiale. La maestosità dei monti uniti alla singolare bellezza dei laghi e all’imponente grandiosità dei ghiacciai ha creato un’associazione scenica dall’effetto di straordinaria bellezza. Nato nel 1937 si estende per oltre 600.000 ettari. Affascinanti sono le lingue di ghiaccio del Perito Moreno ( foto) che scioglie il suo ghiaccio nel lago Argentino e del ghiacciaio Upsala che finisce nel lago Viedma.

A 220 chilometri di strada bianca più a Nord si arriva ad El Chalten, punto di partenza per le montagne più ambite dai più forti rocciatori del mondo Il Fitz Roy scalato per la prima volta nel 1952, il Cerro Torre nel 1959.


Torre del Paine (Cile)


Perito Moreno (Argentina)


HUILLICHE - MAPUCHE 2002

La spedizione era composta da:
Elvise lighezzolo

Scopo: Documentazione del popolo Huilliche e del popolo Mapuche con i loro usi e costumi nel loro territorio.

L'isola di Chiloè modellata dai ghiacciai e dalle forti correnti che provengono dall'oceano pacifico e un insieme di fiordi seminati da centinaia di isole. Il Chilote in genere si può classificare in un vero lupo di mare, ottimi pescatori, moltissimi hanno fatto la storia dei grandi naviganti soprattutto con l’evento degli spagnoli e il loro commercio con le baleniere. Sono anche degli eccezionali boscaioli, case, chiese sono generalmente costruite in legno lavorato da grandi artisti. Mantengono ancora oggi un sistema abbastanza arcaico ma efficiente nella lavorazione dei campi. E’ proprio sull’Isola di Chiloè che possiamo trovare gli indio Huilliche, forse vecchi discendenti dei Mapuche. Il nome Huilliche significa ( Huilli ) il Sud ( Che) uomo = Uomo del Sud. Il capoluogo è Castro con circa 22.000 abitanti ( foto) situata nella parte interna del fiordo ononimo e sul canale Lemuy. Fondata nel Febbraio 1567 da Martin Ruiz Gamboa.

Temuco: città con oltre 200.000 abitanti capoluogo della provincia di Araucania ( il nome deriva da una pianta Araucaria, un sempreverde che vive dai 900 ai 1800 metri di altitudine) Importante nodo ferroviario della regione e centro di smistamento dei prodotti locali. Temuco è anche il capoluogo della terra degli indio Mapuche ( Mapu) terra ( Che) uomo = uomo della terra, popolo altamente fiero ancora oggi in subbuglio per avere le loro terre sottratte dalle multinazionali.
Popolo di boscaioli – agricoltori – allevatori. Lavora il legno in tecniche eccezionali come gli Huilliche, lavorano i campi di grano, patate e altri ortaggi con vecchi sistemi sempre efficienti. Sono allevatori di una specie di pecora merino con il muso tutto nero. Molti abitanti delle campagne vivono ancora oggi nelle “ Ruka” ( foto), case fatte in legno e paglia.


Castro (Cile)


Mapuche (Cile)

 




 

 

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